C’erano i pirati nell’Adriatico
Corsari e Pirati
“Ladroni di Mare”
Prima di entrare nel merito delle vicende occorre chiarire la differenza che esiste tra la definizione di pirata e corsaro:
Il corsaro è un capitano di bastimento privato, che in tempo di guerra per incarico del sovrano, scorre il mare a suo rischio contro navi, merci e persone del nemico;
Il pirata è un ladrone del mare, un capitano di bastimento e dell’equipaggio che scorre il mare e rapina chiunque, senza carte, senza patente, senza bandiera, è nemico di tutti e sprezzante di ogni legge
Nella storia sono esistiti corsari nobili, come si ritiene sia stato Garibaldi nelle scorrerie dell’America Latina, oppure il grande navigatore Drake, e corsari briganti, come i fratelli Barbarossa. Ogni popoli tende a considerare nobile il comportamento dei propri avventurieri di mare e banditesco l’agire dei nemici.
Intorno al 600’ circa, le popolazioni rivierasche erano terrorizzate dalle incursioni dei turchi che in quegli anni imperversavano nell’Adriatico. La loro tattica era sempre la medesima, basata sull’agguato, la sorpresa, la rapidità di esecuzione e il terrore che paralizzava le vittime impedendone qualsiasi reazione.
I pescatori erano prede naturali, con i loro scafi lenti, spesso rallentati dalle reti da pesca gettate in acqua. Scorgevano le fuste dei pirati quando ormai era troppo tardi per mettere in salvo se stessi e il tesoro di bordo. Quattro o cinque persone dell’equipaggio con un ragazzo, spesso padre e figlio, finivano ad Algeri o Tunisi ai mercati degli schiavi. Le cronache riportano sovente di barche trovate alla deriva, spoglie di uomini o cose.
Accadeva che qualche pescatore in vicinanza della costa si salvasse a nuoto, oppure rifugiandosi nella foce di un fiume con la speranza di essere soccorsi dagli abitanti del luogo. Se la cattura avveniva di fronte ai luoghi dove i pescatori avevano ansiosi parenti ad attenderli sui moli, allora i pirati alzavano la bandiera del riscatto, un drappo bianco, e restavano al largo in attesa. Se l’intercettazione avveniva invece lontano dai rispettivi porti, per i poveri marinai il viaggio in Nord Africa era diretto.
Le tariffe dei riscatti variavano a secondo i tempi e secondo i luoghi. Documenti d’archivio testimoniano che nell’ultimo del secolo XVI, per uno schiavo fisicamente valido, si dovevano pagare circa 20 scudi d’oro.
La difesa attiva delle coste, contro le incursioni turche era affidata ai veneziani, che svolgevano una persistente attività di pattugliamento nell’Adriatico centro-settentrionale. La difesa delle popolazioni romagnole alle aggressioni piratesche era invece di tipo passivo. Le suppliche rivolte al Pontefice per munire le coste con torri d’avvistamento e la successiva costruzione di sei torrioni in Romagna, avvenuta nel 1673, confermano un atteggiamento remissivo da parte delle popolazioni romagnole affacciate sul mare. Questi torrioni permettevano di avvistare l’arrivo dei pirati per potersi mettere in salvo con preavviso. Ma in molti casi queste avvenivano all’imbrunire l’avvistamento risultava inefficace e i pirati depredavano la popolazione presa alla sprovvista. Fu così che il Pontefice estese la decise di intensificare la difesa attiva rappresentata dal pattugliamenti in mare delle Galee veneziane ed estenderla per tutto l’Adriatico.
Tra le vicende locali avvenute al largo delle coste di Rimini, se ne ricorda una in particolare avvenuta nel 1680:
Due Galeoni veneziani davano la caccia a quattro fuste turche, una volta raggiunte, ingaggiarono un sanguinosa battaglia in mare aperto di direzione di Cattolica, che molti osservarono dalla costa con il cannocchiale. I turchi con le loro veloci barche, accerchiarono e afferrarono con uncini di ferro le Galeotte dei veneziani e gettarono un numero consistente di bombe sulle imbarcazioni del nemico, provocando incendi e devastazione. I veneziani presi alla sprovvista perirono tra le fiamme e i pochi superstiti si salvarono gettandosi in acqua.
Queste vicende si susseguirono per secoli lungo le nostre coste, alternando vittorie da parte dei veneziani ma anche sconfitte per mano dei pirati senza scrupoli che con le loro fuste leggere e veloci riuscivano spesso a sfuggire alla imponenti ma lente Galee Veneziane.
La minaccia da parte dei pirati cesserà di esistere a partire dal 1830, grazie alla conquista di Algeri da parte dei francesi. Si concluderà quindi il drammatico fenomeno della guerriglia piratesca che per secoli costituì, con le carestie e le pestilenze, il flagello delle popolazioni nelle coste occidentali dell’Adriatico.
Quella data fu determinante per far si che le popolazioni dell’Adriatico riprendessero fiducia nel frequentare la battigia: prima per il pascolo del bestiame, poi godere dei benefici delle acque di mare sulla salute, fino ad arrivare ai giorni nostri con la nascita dell’odierno turismo. Oggi la spiaggia è un luogo sicuro in cui rilassarsi e svagarsi, ma un tempo rappresentava la porta di ingresso delle scorrerie piratesche.
Nella foto Mauri e la Mari sono su una escavatore a cingoli che lavora in inverno per creare delle dune di sabbia a protezione della costa nel periodo invernale. Un tempo dal mare arrivavano i pirati e ci si difendeva con torri di avvistamento, cannoni, archibugi e pattugliamenti di Galeoni lungo la costa. Noi siamo nati in un’epoca molto più sicura e tranquilla.