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I bagni di mare nel giorno di San Lorenzo

Sette bagni e miracolose virtù

In Romagna era tradizione nel giorno di San Lorenzo, 10 agosto, a scopo purificatorio, terapeutico e propiziatorio, recarsi al mare, anche dai più lontani angoli delle campagne. Nella sera precedente la ricorrenza, in diverse località si accendevano anche grandi falò all’aperto. I grossi fuochi si accendevano proprio alla vigilia di S. Lorenzo al momento in cui le famiglie si preparavano a partire per fare il viaggio durante la notte.

Approfittando della fine dei faticosi lavori di battitura del grano, le famiglie si prendevano una rituale giornata di festa. Ognuno sentiva che una breve sosta dal grande lavoro, doveva esserci e il premio era una corsa al mare lontano, al mare che arrivava con il vento di levante e coglieva gli aratori e i vangatori come un saluto spruzzato di fresco e di salmastro.

Tutte le famiglie contadine, quelle della piana e quelle dei monti, si preparavano al tradizionale viaggio di San Lorenzo.  Da Faenza, Forlì, Forlimpopoli, Cesena e Meldola, le vecchie diligenze sconquassate, ricolme di gente e di sporte e fagotti pieni di vettovaglie,  si muovevano con le prime luci dell’alba verso le sabbie delle coste romagnole. Era l’unico viaggio dell’anno e aveva sempre la stessa meta: il mare. Bastava arrivarci per la strada più corta e trovare un pezzo di spiaggia abbastanza lontano dai luoghi dove facevano il bagni i signori. La meta era il mare perché era credenza diffusa tra i contadini romagnoli, che un bagno fatto nel giorno di S. Lorenzo valesse per quaranta e che l’acqua salata preservasse dai malanni per tutta l’annata.  Era credenza e superstizione che l’acqua del mare possedesse, proprio il dieci di agosto, non si sa quale miracolosa virtù di guarire mali di ogni specie mediante sette bagni (l’anima viene rafforzata dai sette doni dello spirito santo), effettuati uno alla volta scrupolosamente.

Ritrovarsi sulla Riviera romagnola il giorno di San Lorenzo, voleva dire, assistere veramente ad un rituale. Si rovesciavano le carovane degli improvvisati bagnanti che si accampavano attorno alle diligenze, staccavano le bestie, tiravano fuori le vettovaglie, i fiaschi di vino, mentre i bambini sciamavano in cerca di conchiglie e le donne cominciavano a svestire i più piccini e a svestirsi anche loro. Le anziane virtuose contadine di Romagna, andavo in acqua con camicione di tela fatte in casa, impenetrabili e opache come il legno, che al contatto con l’acqua si gonfiavano come mongolfiere. I tuffi si ripetevano dall’alba al tramonto, sotto la sferza del sole i corpi prendevano il colore di fiamma del gambero cotto. Gli anziani, che avevano le ossa arrugginite dai reumatismi, si facevano massaggiare dai giovani e a loro volta, loro aiutavano i nipoti più piccoli ad asciugarsi.

Gli uomini in mutande e le donne in lunghe camicione di tiglio di canapa, andavano e venivano dalla spiaggia all’onda, e asciugatisi negli ampi lenzuoli, rendevano grazie a Dio, alla buona aria vivificatrice e al sole, con una coscia di pollo tra i denti e una gran voglia di star bene

Anche i buoi, i cavalli e i somari dovevano fare il bagno il giorno di S. Lorenzo. Le povere bestie, tirate per la cavezza, sospinte da ogni parte da una schiera di monelli facevano schiumeggiare l’acqua con violente zampate, affondando le zampe nell’arena molle del fondo, bevono acqua salata, si confondono, incespicano, cadono per risollevarsi con una furiosa sgroppata e fuggire sulla riva sbaragliando lo sciame dei piccoli persecutori.

Giunta la sera viene finalmente l’ora di rivestirsi, di riordinare le cose sulle diligenze, di levare il campo e di riprendere la via della casa lontana. Oggi le vecchie diligenze sono state sostituite dagli autobus, ma il rito lungo il mare nel giorno di S. Lorenzo sopravvive, anche se sono spariti gli zingareschi accampamenti lungo le spiagge, si affollano però immutatamente in quel giorno i tanti bar e ristoranti dove si friggono sogliole e calamaretti e dove si versano fiumi di gagliardo e sanguigno Sangiovese.

Il giorno di S. Lorenzo, si colloca oggi in ogni località rivierasca romagnola, in modo indistinto nel contesto continuativo di ricorrenze e manifestazioni che riguardano un momento clou delle vacanze estive, fino al giorno di Ferragosto.

X AGOSTO

di Giovanni Pascoli

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano 

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono. 

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano. 

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!