I mestieri di Gabicce Mare e della nostra marineria
I cordai di Gabicce Mare
I cordai lavoravano direttamente sulla spiaggia di Gabicce, utilizzavano una grande ruota che veniva fatta girare da un bambino per attorcigliare la canapa. Il cordaio la sfilava in un filo sottile andando all’indietro, poi i fili venivano attorcigliati per fare la corda di vari spessori. I fili e le corde più grosse venivano allungate sopra i rastelli, come d’altronde il primo filo sottile. In fondo c’era il cosiddetto cavallo, ossia una manovella che serviva a far girare un piccola ruota avvolgente, nell’operazione di ottenere la rete grossa a tre fili. Girare la ruota era un lavoro semplice ma faticoso e all’epoca veniva svolto da un bambino. A quel tempo si iniziava a lavorare già da bambini e ogni bambino contribuiva all’attività di famiglia, in questo caso azionando il meccanismo della ruota, che essendo un lavoro abbastanza faticoso, si diceva fosse anche la punizione per i bambini che avevano preso brutti voti a scuola.
La materia prima arrivava da Cento e da Bologna, ma spesso veniva recuperata da corde in disuso o grossi cavi da rimorchio che venivano disfatti per farne corde più piccole. Le corde venivano acquistate dai marinai ma anche dai contadini, che seminavano la canapa e ne ottenevano la cavezza (un particolare tipo di corda che avvolte nelle corna dei buoi, fungeva da sistema di frenaggio per il carretto).
La canapa doveva essere pettinata prima di fare la corda, e i cordai con attrezzatura apposita (pettini lunghi una cinquantina di centimetri) iniziavano questa operazione alle prime luci dell’alba. Il lavoro del cordaio era un mestiere pesante perchè la richiesta di cordame era molto ampia e loro dovevano soddisfare tutte le richieste di pescatori e marinai, lavorando anche tutti i giorni della settimana a ritmi intensi. I cordai con molto impegno e duro lavoro riuscivano a soddisfare quasi tutta la marineria locale compresa Cattolica. Lavoravano direttamente sulla spiaggia di Gabicce anche nel periodo estivo, perchè il turismo all’epoca aveva ancora dimensioni ridotte e i frequentatori della spiaggia erano pochi. La giornata si alternava a momenti di riposo, per riposarsi dalla fatica e recuperare le forze dopo aver lavorato spesso anche sotto il sole cocente. In queste soste si chiacchierava e si raccontavano barzellette per distrarsi un pò dalla fatica e riprende a lavorare con più spirito.
La fine del mestiere del cordaio vede il suo declino a partire dagli anni quaranta del ‘900, quando viene introdotto un nuovo tipo di fibra sintetica, innovativa e rivoluzionaria : il nylon. Da quel momento in poi l’utilizzo del cotone e della canapa diventa sempre più raro per la realizzazione di corde e reti da pesca, poichè il nylon più leggero e sottile, più performante ed economico si inserisce prepotentemente nel mercato sostituendo i vecchi materiali. L’attività del cordaio sostituita dall’industria che produce nylon, decreta la fine di questo mestiere artigianale che per quasi due secoli ha avuto una certa importanza nell’economia locale. Altro fattore che ha definitivamente decretato la fine di questo mestiere un’altra invenzione tecnologica, la barca motore che non necessitava più di corde per gli alberi a vela e da quel momento in poi le reti in nylon vengono calate con cavi in acciaio.
Questo mestiere fa comunque parte della nostra storia e noi speriamo che questa breve storia possa avervi fatto immergere in un passato che conserva ancora un fascino particolare, dell’uomo che con il proprio intelletto e forza muscolare plasmava gli oggetti in un mondo in cui la tecnologia era ancora poco presente.
In questa foto potete ammirare il panorama e un tramonto fantastico di Cattolica e Gabicce viste da Gabicce Monte.