2
0

I primi bagnini, i bagnanti il moscone e la cabina

 

Bagnini dal 1906

 

Umberto e Cesare Fuzzi, figli di Cesare nato nel 1871, furono tra i primi a Cattolica a praticare il mestiere del bagnino. La famiglia dedita al commercio della frutta, era composta da quattro fratelli: Agostino, Mariano, Salvatore e Cesare.

Cesare era il maggiore dei quattro fratelli e andava a vendere la frutta con un carro trainato da un somaro, nei vicini paesi di San Giovanni in Marignano, Morciano, Pesaro…

Nel 1906 fece domanda al Ministero per ottenere la concessione dell’arenile. In quello stesso anno ottenne la concessione e iniziò l’attività da bagnino, aiutato dalla moglie Lucia per il servizio delle sabbiature.

Lucia si dedicava al servizio di sabbiatura un’usanza ormai dimenticata. Consisteva nello scavare profonde buche la mattina presto, poi nel momento più caldo della giornata (circa verso le 11) il bagnante vi entrava dentro rimanendo fuori solo con la testa coperta da un cappello. Dopo diversi minuti passati all’interno di questa buca nella sabbia, il bagnante usciva e veniva massaggiato con la sabbia asciutta per rimuovere quella bagnata che era rimasta attaccata al corpo. Ultimata questa operazione, Lucia massaggiava il bagnante con il vino e questa pratica benefica si concludeva.

Nel dopoguerra, nel fine settimana, i ragazzi venivano dall’entroterra in bicicletta e molti non possedevano il costume. Nonna Lucia gliene forniva a noleggi.

Una delle prime attività che si potevano praticare nei primi stabilimenti della riviera, oltre alle sabbiature, erano le gite in mare con dei battellini che solitamente venivano utilizzati per la pesca sotto costa. Tra i primi bagnanti dei Fuzzi, che oggi verrebbe definito turista, ci fu Guglielmo Marconi che con uno di questi battellini fu portato in navigazione lungo la costa e da cui potè ammirare Cattolica, molto diversa da quella che conosciamo oggi. Gli alberghi non c’erano ancora, sul lungomare molto più modesto e senza macchine erano presenti tante belle ville appartenute a famiglie benestanti.

Quando ancora le scogliere non c’erano la spiaggia era molto più breve e in mare si formavano dei banchi di sabbia in diagonale rispetto alla costa, che andavano allargandosi l’uno dopo l’altro, creando una successione di fosse pericolose per il nuotatore.  Spesso accadeva che i bagnanti nell’intento di tornare a terra dopo una stancante nuotata, incontravano queste fosse pericolose con il rischio di annegare. Cesare dopo aver montato le tende (un tempo non c’erano ancora gli ombrelloni) per i pochi bagnanti , passava poi la giornata sul moscone a remi a guardare il mare e fu artefice di numerosi salvataggi dei malcapitati all’interno delle pericolose fosse. Fu da lì che qualche decennio dopo nacque la figura professionale del Bagnino di Salvataggio, formato a preparato al soccorso in mare delle persone.

Le tende venivano utilizzate per riparare il bagnino dal sole, venivano piantate al mattino e girate verso Sud/Levante, al pomeriggio a Ponente. Lo spostamento avveniva cambiando la posizione ai picchetti di trattenuta della tenda che erano piantati sulla sabbia con una mazza di legno. Le tende come gli ombrelloni oggi, erano variopinte: gialle, verdi, rosse… Verniciate con terra colorata, la stessa utilizzata per le vele delle barche.

Il moscone e la cabina sono tra gli oggetti più caratteristici della vacanza al mare, legati entrambi al nostro immaginario. Se la cabina è stato il primo avamposto del turismo sulla spiaggia, il moscone ha reso possibile la frequentazione del mare da parte della folla di vacanzieri che negli anni aumentò esponenzialmente fino ad arrivare ai giorno nostri.

La cabina era originariamente in legno, da smontare ogni fine stagione, colorata a righe e aveva spesso dei fori, a causa dei nodi del legno o fatti ad arte dai ragazzini. Serviva per spogliarsi e indossare il costume, a riporre i vestiti, attrezzi e giochi da spiaggia. Anche se ormai in disuso le moderne cabine svolgo ancora questa funzione.

Il moscone a remi era e resta ancora oggi un’efficiente imbarcazione tipica delle coste sabbiose.

Sono scarsissime le tracce che documentano l’origine l’evoluzione di questo scafo, che viene chiamato moscone in Adriatico e pattino sul Tirreno, mentre sono invece numerose le immagine d’epoca che ne testimoniano la grande diffusione e molteplici utilizzi: barca da passeggio da noleggiare per godere il mare aperto e anche qualche momento di intimità e barca da salvataggio rapida e maneggevole. Ora il moscone a remi di legno è stato praticamente sostituito dal pedalò in plastica, ma la cosa più triste è che sulla sua fincata non vi sono disegnate navi o pesci, ma portiere e ruote di automobile. A Cattolica è rimasto l’unico cantiere che ancora produce artigianalmente il moscone a remi in legno, è un fiore all’occhiello della nostra città, la ditta De Biagi e Magi produce quella che io definirei un simbolo dell’Adriatico, una sorta di gondola nostrana che ha fatto la storia della nostra bellissima Riviera.

 

La stagione turistica all’epoca contava pochi bagnanti perlopiù provenienti da famiglie benestanti, che abitavano nelle ville sul mare e durava da quaranta ai cinquanta giorni. I mesi principali erano quindi giugno, luglio e agosto.