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I sentieri di Gemmano

Il sentiero della memoria

 

 

Il paese di Gemmano è situato a 20 km circa da costa adriatica ed il suo territorio è caratterizzato da un paesaggio boscoso, in cui si alternano valli, strapiombi, corsi d’acqua e serre.

Della storia di Gemmano a differenza degli altri borghi dell’entroterra romagnolo, rimane ben poco. Infatti la furia distruzione della Seconda Guerra mondiale ha colpito duramente questo luogo, annientandolo, distruggendolo completamente senza lasciare tracce di un passato antico. Le tracce indelebili come cicatrici, però sono quelle lasciate da un passato recente e terribile, quello del passaggio del fronte e della guerra cruenta e senza scrupoli. La distruzione totale del paese di Gemmano e di ogni casa, fattoria, chiesa e rifugio colpito dai bombardamenti è avvenuto in “sole tre settimane” a partire dall’agosto del 1944. Se si pensa che in poco più di 21 giorni un intero paese, una comunità, tradizioni e milleni di storia remota, siano stati spazzati via, questo deve farci riflettere su quanto le guerre siano distruttive e dannose per la storia ma soprattutto per le persone coinvolte. E’ vero sì, che questo breve lasso di tempo è stato sufficiente a cancellare Gemmano, ma è altrettanto vero che quegli stessi giorni, per i civili, le famiglie ed anche i soldati coinvolti devono essere stati interminabili e massacranti, paragonabili solo ai peggiori incubi o ad un inferno che si è concretizzato all’improvviso senza dare scampo a nessuno. Per la violenza degli scontri e dei bombardamenti la battaglia sui territori del comune di Gemmano, furono definiti come la “Cassino dell’Adriatico”( La battaglia di Montecassino è stata una delle operazioni militari più importanti della Seconda Guerra Mondiale).

Nell’attuale centro storico di Gemmano, completamente ricostruito, oggi si trovano immagini e foto di quei giorni drammatici e di devastazione. C’è anche un mosaico posizionato in verticale, in cui viene illustrata la Linea Gotica. Questa linea, era come si è detto nei capitoli precedenti, una poderosa opera difensiva fortificata lunga 320 km, realizzata dall’esercito tedesco con lo scopo di fermare o rallentare l’avanzata verso nord delle truppe alleate, e che si estendeva più o meno orizzontalmente da Massa Carrara a Pesaro tagliando in due la penisola italiana. Questa linea, che quindi si estendeva dalla costa romagnola a quella toscana, aveva anche una profondità di più di 20 km, ed era disseminata di bunker, fortini, postazioni con mitragliatrici, carri armati, fossati anticarro, campi minati e reticolati. Anche sulle colline di Gemmano con un’altitudine media di più di 400 metri, queste fortificazioni difensive erano presenti in punti nascosti e strategici, sfruttando la naturale e favorevole visuale di queste zone collinari, che permettevano l’affaccio e il controllo di tutta la zona sottostante e di tutta la costa. In questo ostico e fortificato campo di battaglia si affrontarono i due eserciti contrapposti:  la Decima Armata tedesca guidata dal Feldmaresciallo Alberto Kesserling, che aveva schierato a presidiare la zona il 100° reggimento di Montagna, costituito da un battaglione di esploratori e quattro battaglioni di fanteria, ognuno composto da 600 uomini supportati da unità blindate e artiglieria. Gli alleati invece erano guidati da Sir Harnold Alexander, che disponeva dell’8° Armata, formata da soldati del Commowealth. A Gemmano, sulle scarpate che circondavano il paese si trovavano numerose grotte e nell’abitato diverse cantine erano state adattate e predisposte ad essere posizioni difensive da parte dei tedeschi. L’esercito occupante, aveva dislocato i quattro battaglioni sulle alture principali: il battaglione esploratori controllava la parte sinistra (il contrafforte di Farneto), uno dei battaglioni di fanteria era occupava la quota 402, l’altro la quota 449 e il terzo era invece asserragliato dentro il paese di Gemmano e La Villa. Da queste alture i tedeschi, potevano dominare la vallata e monitorare ogni mossa dell’avanzata nemica, arrecandogli gravi danni e perdite di uomini.

MONTE GARDO
il Monte della Croce

Lo scontro più cruento e devastante di tutte le battaglia svoltesi a Gemmano, tra il 4 settembre e il 15 settembre del 1944, fu quella svoltasi sul Monte Gardo a 449 metri di altitudine. L’intensità e l’ostinatezza della resistenza tedesca negli ultimi giorni della battaglia misero a dura prova le forze contrapposte, che dovettero modificare i piani di conquista della vetta, per evitare di subire perdite ancora più ingenti di quelle che stavano subendo nell’intento. Gli alpini tedeschi, mantenevano saldamente le proprie posizioni sul Monte Gardo, nonostante il paese di Gemmano nel frattempo fosse stato liberato. Dalla cima del monte i tedeschi riuscivano ancora a bersagliare con il fuoco d’artiglieria, l’esercito di  Sir Harnold Alexander che tentava nell’immane sforzo di farli cedere per portarli alla resa. Alla luce delle sempre più numerose e gravi perdite subite dall’esercito alleato, il comando fu assunto dal Generale Hawkesworth, che se ne assunse la responsabilità dell’operazione a partire dal 10 settembre. Il nuovo piano prevedeva di attaccare il Monte Gardo con due battaglioni della 138° Brigata: sulla sinistra il 6° Lincolnshire e sulla destra il 2/4° King’s Own Yorkshire Light Infantry. Il 6° Lincolnshire fu severamente decimato da una tempesta di granate d’artiglieria tedesche, riuscendo però a portare una campagna fino alla Croce di Legno che si ergeva sulla cima del monte. I tedeschi non erano però ancora sconfitti e infatti la lotta per la riconquista continuò per tutta la notte, con il 2/4° King’s Own Yorkshire Light Infantry, che nel frattempo aveva rilevato l’esausta compagnia del battaglione Lincolnshire. L’11 settembre il Generale Hawkesworth decise di cambiare strategia, aggirando il nemico verso il lato sud-est del Monte Gardo e quindi non più frontalmente come aveva tentato in maniera vana precedentemente. Questa nuova strategia portò a guadagnare terreno, per poi riperderlo e riguadagnarlo in almeno una ventina di azioni localizzate, che man mano si fecero sempre più caotiche. Il nemico tedesco nonostante i continui assalti, continuava ad avere il vantaggio della visuale, infatti essendo posizionato in cima all’altura poteva orientare il fuoco d’artiglieria contro i concentramenti di truppe che rappresentavano un facile bersaglio. La lotta fu molto dura ed il Monte della Croce venne completamente spogliato attraverso i bombardamenti continui,  da ogni vegetazione o forma di riparo artificiale o naturale. Alle 3 del mattino del 15 settembre 1944, l’esercito tedesco completamente circondato ed in inferiorità numerica si arrende. Vengono catturati 24 soldati nemici. Per raggiungere quell’obbiettivo vitale per continuare la guerra di liberazione del paese in quella giornata 91 soldati inglesi persero la vita. Dalla battaglia del Monte Gardo o Monte della Croce nasce la definizione di “Cassino dell’Adriatico”.

A Gemmano oltre ai due eserciti però, erano presenti anche tanti civili e sfollati, provenienti dai paesi limitrofi per trovare rifugio in alcuni rifugi scavati dentro la collina. Alcuni gemmanesi tra i più abbienti, fecero costruire e scavare dei rifugi di fortuna per nascondersi e ripararsi durante gli scontri tra i due eserciti. Il rifugio nonostante i massicci bombardamenti aerei e navali provenienti da Nord e quindi dall’Adriatico, resse fino alla fine della battaglia, salvando gran parte dei rifugiati. A circa 10 minuti da borgo è tutt’ora visibile e visitabile ciò che rimane di uno di questi rifugi, che all’epoca della guerra doveva contenere quasi 90 persone. Molto probabilmente nel corso degli anni la parte antistante al tunnel del rifugio è crollata lasciando che la natura ricoprisse la parte restante con la vegetazione. Nel 2005 l’amministrazione comunale dopo aver individuato il punto esatto in cui si trovava il rifugio,  grazie alla testimonianza Edo Mancini uno dei superstiti del rifugio stesso, ha rimosso tutto il materiale alluvionale franato riportando alla luce questo riparo artificiale.

I SENTIERI DELLA MEMORIA

Oltre a questo rifugio, a Gemmano sono tutt’ora percorribili i suggestivi sentieri della memoria. Attraverso questi percorsi attentamente segnalati, si possono ripercorrere i luoghi che fanno parte della memoria storica del paese di Gemmano di cui fanno parte: fonti, lavatoi, rifugi di guerra…

Il percorso inizia dal centro di Gemmano e ripercorre i luoghi teatro della Linea Gotica. Si abbandona il centro del borgo per raggiungere la quota 449 (Monte Gardo) in cui è presente sulla vetta, la Croce commemorativa dei caduti, testimonianza unica della Linea Gotica. Si prosegue poi, con una piccola deviazione per visitare un altro dei rifugi presenti sul percorso. Attraversando l’abitato di Zollara si prende un sentiero di mezzacosta affacciato su una vallata resa particolare dalla presenza di ampie zone calanchive. Si arriva in fine a Farneto, in cui è presente l’ex chiesa che in epoca di guerra fu teatro di un episodio di eroismo (Il parroco Don Antonio Marcaccini salvò sei germanesi dalla fucilazione per rappresaglia), per poi ritornare verso Gemmano attraverso un cammino con punti panoramici unici.