Il castello di Montescudo
Lo scudo contro
il nemico
Montescudo nella parte media della valle del Conca, borgo malatestiano e piccolo paese, a 386 m sul livello del mare, con ottima vista sulla costa, con panorama sontuoso, mons Scutulus derivante dal fatto di essere a ridosso di un monte che lo ripara da nord ovest come uno scudo di difesa per Rimini, proteggendo nel contempo gli altri castelli sottostanti. Il castello domina la media valle, i territori fra il fiume Conca e il Foglia e la valle del Marano, in rapporto con le fortificazioni di San Marino, collegato con una strada di crinale che divide le pianura riminese dalla via che conduce verso i primi monti dell’Appennino, dominati dal Monte Carpegna. Montescudo è un punto di incontro delle maggiori vie di comunicazione della Valconca.
Le origini del primo castello risalgono agli inizi del X secolo. Nel 962 l’imperatore Ottone I concede il castrum montis Scutuli, ad Ulderico di Carpegna, alla cui famiglia resta fino al 1233, anno in cui il castello si sottomette al comune di Rimini. Dal 1239 al 1499 il castello verrà continuamente conteso fra i Malatesta e i Montefeltro, essendo un utile baluardo al confine fra i territori delle due potenti famiglie, confermando la sua funzione di scudo contro il nemico.
Nel 1469 Roberto Malatesta, figlio di Sigismondo Pandolfo, acquisisce alcuni territori tra cui Albereto, poi nel 1482 gli succede Pandolfo IV, al quale i Veneziani portano via il castello nel 1504.
Montescudo, una volta abbandonato dai Veneziani, passa successivamente allo Stato pontificio e quindi nel 1524 al comune di Rimini e papa Clemente VII nel 1528 lo infeuda ai conti Guidi di Bagno, che manterranno il possesso feudale fino al 1656, per poi rinunciarci e darlo in affitto fino al 1784.
Nel 1597 si ha traccia di primi interventi di restauro delle mura, che in alcuni punti risultano essere distrutte o deteriorate a causa della conformazione del monte su cui è costruito, infatti il terreno su cui si ergono è acquitrinoso e gli scoli di acqua piovana ne provocarono un’erosione, che rischiano di compromettere la stabilità del castello e delle abitazioni.
Nel 1751 si provvede a riparare un tratto di mura detto “torreggino” di guardia a lato mare, nel 1755 è necessaria la demolizione di case a ridosso delle mura, rese inagibili dall’infiltrazione dell’acqua nelle fondamenta delle stesse. Altri danneggiamenti di rilievo sono quelli provocati dal terremoto del 1786.
Durante il periodo napoleonico, Montescudo sale all’apice della sua prosperità. Una epigrafe nel teatro comunale ricorda l’evento: << 1797, la Repubblica cisalpina è una ed indivisibile… La universalità de’ cittadini della Repubblica cisalpina è il sovrano… >>. Nel 1805 Montescudo è posta a capo del terzo cantone del distretto di Rimini per volere di Napoleone. Definisce Montescudo degna della bandiera francese e dona la stessa alla comunità, e tutt’oggi, il gonfalone del comune ha quei colori nel proprio stemma. Dopo la caduta di Napoleone nel 1815 Montescudo ritornò sotto il Governo Pontificio, che per i suoi sentimenti liberali in precedenza dimostrati, venne ridotto a semplice Comune senza appodiati. Però nel 1818 riprese il suo posto in Comune Capo Ufficio, aggregandosi il Castello di Albereto e le Parrocchie di Trarivi e S. Maria del Piano.
Due anni dopo essere entrata a far parte del nuovo Regno d’Italia, Montescudolo assunse l’attuale denominazione di Montescudo.
La seconda Guerra mondiale danneggerà il tratto a nord delle mura, che verranno in seguito demolite.
La cinta di alte mura costruite da Sigismondo Pandolfo , con bastioni e scarpate fortemente inclinate è ancora parzialmente conservata e per notevoli tratti è in buono stato. Dell’impianto antico non è rimasto molto, la presenza delle mura e la presenza della porta di accesso al castello, detta Corina (a nord), ci danno un’idea di quella che era stata una poderosa fortezza. Nel paese c’è una torre civica di avvistamento del XIII secolo e una ghiacciaia di epoca malatestiana, realizzata con un’interessante tecnica costruttiva.
Oltre ad essere un borgo medioevale che merita di essere visitato, il territorio offre prodotti tipici di alta qualità, come: vino, olio, miele, miele, patate, funghi, formaggi, terrecotte e stampe.
Dal primo gennaio 2016 è confluito nel nuovo comune Montescudo-Montecolombo