Il castello di San Leo
Ultima capitale del regno italico
centro del Montefeltro
Risalendo la valle del Marecchia, da Rimini a Verucchio, ad un tratto da un lato di un monte ferrigno, dai fianchi nudi e scoscesi, si erge su di un masso colossale (a oltre 600 m di livello), San Leo, con la sua rocca situata sulla cima più alta.
“Vassi in San Leo e discendesi in Noli,
Montasi su Bismantova e in Caccùme
Con esso i piè, ma qui conviene ch’om voli”.
(Dante, Purg. IV, 25-27)
San Leo, Castrum in periodo tardoantico, con sede e cattedra episcopale dall’826, che vede il dominio del vescovo fino al 1154, è situato in una posizione naturale strategica e la sua fortificazione inespugnabile portano il re d’Italia Berengario II a trasferirsi e rifugiarsi proprio in questa piazzaforte del regno, con il suo esercito e la sua corte al seguito. Durante la lotta durata 2 anni (961-963) con l’imperatore Ottone I, che lo costringerà infine alla resa per fame, dopo un memorabile assedio, San Leo diverrà, se pur per breve tempo e in maniera provvisoria, la più piccola e ultima capitale del Regno italico.
Nonostante le difese naturali (infatti era definita locus inexpugnabilis), la rocca verrà espugnata più volte, per fame, per tradimento e persino per scalata sino all’ultima conquista militare da parte medicea nel 1516.
Per secoli San Leo sarà contesa dalla Santa Sede, dai Montefeltro, dai Malatesta, da Cesare Borgia, dai Della Rovere, dal duca di Urbino Lorenzo de’ Medici, che con cruente battaglie e assedi si conquisteranno il dominio della rocca e del territorio circostante, apportando modifiche difensive, ma anche la costruzione di nuovi castelli per il controllo e la difesa di tutta la vallata.
I Malatesta e i Montefeltro durante la loro dominazione, apporteranno aggiornamenti strutturali, ampliamenti, abbellimenti e riadattamenti, come l’aggiunta di scarpature, torri circolari ed estroflesse dalle cortine, che indicano la volontà di mantenere all’avanguardia questa postazione a cavallo tra la contea di Urbino e la signoria malatestiana di Rimini.
Una volta passata dai Montefeltro alla chiesa nel 1631, la Rocca di San Leo perde il suo ruolo di fortezza militare e diventa prigione di stato e carcere politico fino al 1906. Nel 1517 la rocca aveva le torri merlate e così pure tutta la cortina delle mura, ma dopo il passaggio diretto a Roma viene realizzata la copertura con i tetti e l’eliminazione dei merli per essere più adatta alla nuova destinazione d’uso.
In questa prigione verranno incarcerati diversi personaggi famosi dell’epoca, fra cui Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, ritenuto un medico, un mago, un profeta, l’anticristo e un genio incompreso, ma per la giustizia dell’epoca un volgare furfante, che verrà recluso prima nella cella del tesoro poi nell’orrendo pozzetto della cagliostrina, da cui era sorvegliato da una botola.
Tra gli altri si ricordano diversi personaggi dei moti carbonari (tra il 1820 e il 1845), tra cui Felice Orsini, patriota rivoluzionario romagnolo, celebre per aver organizzato a Parigi l’attentato contro Napoleone.
Collegata da una sola strada che attraversa il castello e termina sulla piazza con il palazzo dei Medici, l’abitato è ben protetto dalla roccia a picco sulla pianura, una vera e propria fortezza naturale che ha conversato la struttura urbanistica del periodo di dominazione montefeltrana, con la rocca antecedente all’anno 1000, che si innalza nella parte più alta della rupe e domina l’abitato.
Oggi in seguito alle frane e gli eventi sismici, in modo particolare quello del 1781, grazie agli interventi di restauro dell’architetto Giuseppe Valadier a partire dal 1788 e i successivi restauri del XX secolo, San Leo con il suo abitato, le strade e le piazze ci rinvia ad un mondo idilliaco, ci offrono un senso di identità di villaggio, riaffiora la nostalgia del passato, che è presente nell’abitato, che vivifica l’animo di chi osserva, stupisce e si ritrova più ricco di umanità. Si fissa un’immagine senza tempo, al di là della storia, con monumenti eretti su un sasso di roccia viva che si staglia alto sul territorio, un museo diffuso.
San Leo è presente nella lista dei 19 borghi italiani più belli, ricca di storia e fascino.
“La città più bella d’Italia? San Leo: una rocca e due chiese”
(U.Eco)