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Il Fortino di Gabicce Mare

Una massiccia rete di fortificazioni, lungo il litorale adriatico

A piedi della falesia del Monte San Bartolo che tocca la spiaggia di Gabicce Mare, si possono vedere ancora i resti di un manufatto bellico in cemento armato, appartenenti al bunker risalente alla Seconda Guerra mondiale.

Oggi, sulla parete di cemento armato, che rappresenta ciò che resta del bunker tedesco, l’Associazione Culturale “Il Fortino”, ha installato una targa commemorativa in cui viene raccontata la storia di questo monumento bellico. Questa targa ideata ed affissa dall’Associazione, progetto patrocinato dal Comune di Gabicce Mare, ha lo scopo di definire e riconoscere un luogo, che è entrato a far della nostra comunità ed oggi è parte integrante del paesaggio costiero. Il racconto e il ricordo dei luoghi tenuto vivo  attraverso questo monumento e targa annessa, unitamente alla pubblicazione di un libro dedicato (Il fortino tra guerra e pace, storia del bunker spiaggiato di Gabicce Mare), contribuiscono allo sviluppo di una coscienza collettiva, che da un senso di comunità.

Nell’estate del ’44 migliaia di ragazzi poco più che maggiorenni combatterono sulla Linea Gotica, una poderosa opera difensiva fortificata fatta costruire dall’esercito tedesco. Le vicende avvenute lungo questa linea, furono tra le più cruente e devastanti dell’intero conflitto in suolo italiano. La Linea Gotica si sviluppava dal Tirreno all’Adriatico per 320 chilometri passando per i passi della Futa, del Giogo, di San Godenzo, fino al fiume Foglia, che attraversa Pesaro. L’organizzazione del lavoro Todt (che prende il nome dall’ingegnere tedesco Fritz Todt), arruolò circa 15000 operai italiani, ed alcune migliaia di operai stranieri tra cui, molti polacchi. Le fortificazioni lungo la Linea Gotica, nell’estate del 1944, contavano 2375 postazioni per mitragliatrici, 479 postazioni per cannoni, 3604 trincee e fortini, più di 23000 mine anti-uomo, fossati anti-carro…

I tedeschi estesero le difese anche lungo il litorale romagnolo e queste presero il nome di: “Galla Placidia”.

Il 10 luglio 1943 ha inizio l’Operazione Husky da parte degli alleati, che hanno programmato lo sbarco in Sicilia con l’intenzione di risalire la penisola italiana e liberarla completamente dall’invasore tedesco.

Tra la fine dell’agosto del 1943 e l’estate del 1944, l’esercito tedesco da inizio ad una massiccia rete di fortificazioni lungo il litorale adriatico, che si sviluppava dal Monte San Bartolo, fino alle spiagge ravennate, passando per Gabicce Mare, Cattolica, Riccione, Rimini, Bellaria e Cervia. Questa linea difensiva prevedeva la costruzione di numerosi bunker armati di mitragliatrici, cannoni e sbarramenti anticarro lungo tutta la costa. In mare ampie aree furono minate in maniera consistente. Nel solo territorio gabiccese si contavano nel 1944 almeno 13 di questi bunker o fortificazioni, costruiti perlopiù sulla sommità della falesia del Monte San Bartolo in modo da avere una totale visuale verso il mare aperto in caso di attacco nemico.

Fortunatamente la linea costiera della “Galla Placidia” riguardante il tratto di Gabicce Mare non entrerà mai nel conflitto e pertanto i 13 bunker presenti non saranno mai bersaglio di bombardamenti. I fortini finita la guerra vengono abbandonati, dopo essere stati utilizzati solo per delle esercitazioni.

Nonostante le numerose fortificazioni costruite a Gabicce Mare nel 1944, quello che oggi rimane a dare testimonianza storica è quello arroccato per anni sulla falesia, che a seguito di una frana nella primavera del 1951 scivolò sulla battigia rimanendone spiaggiato.

Svanito lo scopo bellico e la paura da esso generata, per anni questo blocco tozzo e minaccioso, fatto di cemento armato,  rimase semiaffondato tra mare e sabbia, diventando una costruzione innocua e familiare ai residenti e ai turisti. Per i bambini questo fortino rappresentava un vero e proprio parco giochi in cui viaggiare con la fantasia e inventarsi le più varie avventure, da interpretare all’interno o nei pressi del bunker. Per anni il fortino rappresentò anche un rilevante elemento di confine, tra la spiaggia attrezzata con ombrelloni e lettini e quella libera e più naturale ai piedi della falesia. Purtroppo però la sua posizione costituiva un elemento di disturbo per le operazioni di manutenzione dell’arenile, ostacolandone il passaggio dei mezzi adibiti alla pulizia, con la conseguenza che in quel tratto ed anche dentro il fortino stesso le alghe che vi si formavano, creavano un cattivo odore. Pertanto nel 1990, in concomitanza con la sistemazione delle scogliere, venne dato l’ordine di demolizione del bunker.  Attualmente la parete in cemento armato a cui è stata applicato un pannello commemorativo, rimane l’unica traccia e ricordo dell’esistenza di questo bunker, che di trova nella spiaggia libera più a Sud di Gabicce, poco dopo l’attuale scuola dei surfisti. Come illustrato e spiegato perfettamente nella targa presente sul posto, nel 1944 il fortino o bunker di Gabicce si presentava composto da due unità costruttive: la VF1a di grandi dimensioni (3,70 m di altezza, 8,20 m di lunghezza e 5,00 m di larghezza), fungeva da rifugio per i soldati, deposito di viveri e munizioni; l’altra unità era il Tobruk VF58c con dimensioni minori rispetto all’altra (2,80 m di altezza, 3,70 di larghezza, 2,40 m di lunghezza), ospitava uno o due soldati armati di mitragliatrice o mortai, era costruito in cemento armato, completamente interrato, con un posso sulla estremità in alto a livello del terreno dal quale si poteva sporgere la testa per mirare mantenendosi al riparo.