Il sentiero del Monte San Bartolo
DA PESARO A CATTOLICA
in 6 ore si attraversa un paesaggio naturale a picco sul mare, meraviglioso
E’ la terra che nutre l’uomo, non l’industria
Mauro Corona
Uno dei sentieri impedibili, da fare almeno una volta nella vita è quello che attraversa il parco del San Bartolo e che conduce da Cattolica a Pesaro o viceversa.
Il percorso immerso nella natura si sviluppa lungo sentieri sterrati che in lunghi tratti sono affacciati sul mare con un’altitudine che arriva fino a quasi 230 metri sul livello marino. La lunghezza dell’intero percorso si aggira intorno ai 26 km per una durata media di 6 ore dei quali consiglio l’inizio del cammino da Pesaro in modo da concludere con l’arrivo a Cattolica. Quindi dalla stazione di Cattolica si prende il treno per Pesaro. Una volta giunti alla stazione di Pesaro, in circa 20 minuti di cammino si raggiungono i piedi del Monte San Bartolo nella direzione della spiaggia Nord di Pesaro. L’inizio del percorso è su strada asfaltata e si procede in direzione della strada panoramica, dopo una serie di tornanti si giunge all’inizio del vero e proprio percorso segnalato dagli appositi cartelli (consiglio di orientarsi utilizzando un’ app specifica per sentieri dal nome: Komot). Consultando l’app e seguendo i cartelli in ordine cronologico si procederà prima in direzione del Faro e della Villa Imperiale, poi sempre salendo di quota si arriverà a Punta Marina Alta, successivamente si giungerà alla Croce del San Bartolo (uno dei punti più panoramici dell’intero percorso, che non sempre è però accessibile a causa dell’erosione del monte e della falesia stessa). Proseguendo si arriverà a Fiorenzuola di Focara (bellissimo e tra i pochi e unici borghi medievale ben conservati dell’intera Riviera Romagnola affacciato sull’Adriatico ai cui piedi si trova una delle spiagge naturali tra le più belle).
Dopo diversi chilometri di cammino lungo il sentiero che alternata zone alberate ed ombreggiate ad altre in cui sono presenti praterie esposte al sole, si raggiunge Casteldimezzo (altro piccolo e affascinante borgo medievale a picco sul mare) e siamo a circa metà del percorso. In questa tappa o quella precedente è consigliata una sosta per rifocillarsi e riprendere energia. Dopodichè il cammino prosegue lungo un percorso che alterna zone asfaltate e zone sterrate fino a giungere in quello che viene definito il “Tetto del Mondo”, un ampio spazio verde immerso nella natura a più di 200 metri dal livello del mare e che si affaccia proprio a strapiombo su di esso e in cui si può ammirare in lontananza tutta la costa Adriatica in direzione di Rimini ed oltre.
Il percorso è caratterizzato da natura e scorci incredibili sul mare che affascinano chiunque intraprenda questo cammino (anche chi lo conosce ogni volta rimane incantato da questo spettacolo che la natura ha prodotto) e qui una fotografia è d’obbligo per immortalare un frammento di una bellezza della natura, che ogni anno e in ogni stagione si rigenera rigogliosa e bellissima. Proseguendo ancora si arriva nei pressi della Baia Vallugola (una delle baie più esclusive della zona) in cui si può scegliere di fermarsi deviando il percorso alla scoperta di questo luogo caratteristico che scende fino al mare. Dopo un breve sosta alla Baia Vallugola si risale e si continua sul sentiero tracciato, ormai manca poco e lungo tutto il percorso finale Cattolica la si vede in lontananza diventare sempre più vicina. Con un ultimo piacevole sforzo si arriva a Gabicce Monte e da qui per arrivare a Cattolica manca veramente poco, la parte più faticosa del percorso è ormai alle spalle e Cattolica è ormai vicina. Giunti a Cattolica se è aperta la gelateria “il Mandorlo” vi consiglio di prendere un bel gelato come premio per l’impresa appena completata.
CONSIGLI:
Per l’attraversamento del Parco del Monte San Bartolo da Pesaro a Cattolica o viceversa il periodo migliore è sicuramente la primavera con le ginestre in fiore che rendono colorato e vivace tutto il percorso e le temperature sono anche più miti e non troppo calde. Anche i primi mesi di autunno sono idonei a questo percorso, mentre sconsiglio l’inverno poiché si potrebbero incontrare lunghi tratti fangosi o accidentati che renderebbero il tutto più complicato e pericoloso. Il percorso è di medio bassa difficoltà, in alcuni tratti in salita consiglio l’utilizzo dei bastoncini da Nordic Walking per poter avere un avanzamento più sicuro e stabile. Il consiglio più spassionato è quello di godersi la natura, senza avere fretta di arrivare, godersi i silenzi, osservare i colori delle piante e magari fare anche qualche foto, respirare l’aria buona che arriva dal mare sottostante e sentirsi un tutt’uno con la natura. Il sentiero in alcuni tratti è stretto e un poco ripido per cui altro consiglio è quello di intraprendere il cammino con gruppi non troppo numerosi (dalle 3 alle 6 persone secondo il mio parere personale).
Il percorso all’interno del Monte San Bartolo, affacciato direttamente sul Mare Adriatico è qualcosa di veramente unico e che lascia delle sensazioni indelebili in chiunque decide di fare questa piacevole impresa. Infatti gli scenari quasi totalmente naturalistici, ci permettono di entrare in uno stato di pace e benessere, di essere cullati dalla meraviglia della natura, di apprezzare un ambiente in cui raramente abbiamo la possibilità di entrare, caratterizzato da boschi, praterie, vigne, allevamenti a cui fa da cornice da una parte le vallate e le colline dell’entroterra Marchigiano – Romagnolo e dall’altro versante il Mar Adriatico. Quello del San Bartolo è un parco davvero unico che attraversa due regioni e racchiude tutto ciò che di più bello è presente nella natura la collina e il mare.
PUNTI DI INTERESSE IMPERDIBILI e CENNI STORICI
Fiorenzuola di Focara è situata a pochi km da Gabicce Mare. Questo piccolo borgo un tempo denominato Castrum Florentii, fu oggetto di aspre contese tra la Chiesa di Ravenna e quella di Pesaro, passò definitivamente nel XIII secolo al Comune di Pesaro. Del castello, più volte rovinato dai terremoti, restano solo la porta d’accesso, parte della cinta muraria, la torre campanaria e le rovine della Chiesa di Sant’Andrea. Si accede attraverso la porta principale, sulla quale è posta una targa che rievoca i versi Danteschi (Inferno XXVIII) che attestano il passaggio del Sommo Poeta in queste terre. Delle antiche case medievali, molte sono arrivate ai giorni nostri, ma altrettante sono state inghiottite dal mare, che in basso continua ad erodere la rupe. Questo borgo medievale composto da una cinta muraria, poche abitazioni e dei terrazzamenti affacciati sul mare, è costruito a circa 200 metri sul livello del mare ed immerso nel Parco del Monte San Bartolo. Il borgo oggi tra i più affascinanti e panoramici, un tempo era un complesso difensivo strategico che permetteva di controllare e dominare l’entroterra tra Emilia Romagna e Marche comunicando prontamente attraverso segnali di fuoco con il Castello di Gradara e quello di Granarola in caso di pericoli in arrivo dal mare. Oggi Fiorenzuola di Focara è famosa soprattutto tra gli abitanti del posto e delle zone limitrofe dell’entroterra per la sua spiaggia libera, che è un vero e proprio paradiso naturale in cui la presenza dell’uomo è minima e si discosta completamente dalla spiaggia attrezzata tipica della Riviera Romagnola
Casteldimezzo chiamata un tempo Gaiola, Galliola e Gazoleto, assunse dal XIV secolo l’attuale denominazione, indicante una posizione intermedia tra Gabicce e Fiorenzuola. Grazie alla sua posizione facilmente difendibile e alla presenza del vicino porto di Vallugola, il castello fu utilizzato come dimora di campagna per il sollievo degli Arcivescovi di Ravenna. Passata ai Malatesta nel 1356, divenne poi proprietà degli Sforza e dei Della Rovere. Oggi delle antiche mura medievali rimangono solo poche tracce. All’interno della Chiesa dei Santi Apollinare e Cristoforo risalente al Mille è custodito un miracoloso Crocifisso quattrocentesco attribuito ai veneziani Antonio Bonvesin e Jacobello del Fiore.
A Santa Marina Alta in seguito a rilievi aerofotogrammetrici sono stati individuati i resti dell’antica linea di battigia risalente a circa 2500 anni fa, che oggi è sommersa a causa dell’avanzamento del mare. Molto probabilmente esisteva un’insenatura naturale di circa 300 metri di diametro, composta da una lingua di terreno protesa verso il mare, simile a quella tutt’ora presente alla Baia Vallugola, ma di dimensioni più ridotte. Questa lingua di terra fu denominata anticamente: “Punta degli schiavi” . La piccola baia era protetta dai venti più pericolosi e per questo motivo rappresentava un ottimo riparo e approdo per le imbarcazioni che necessitavano di un rifugio sicuro per tutte quelle navi che percorrevano l’itinerario commerciale compreso tra la Grecia e gli stanziamenti di Adria e Spina. La denominazione “ Punta degli schiavi” comprende il territorio che si estende dalla baia al monte sovrastante e deriva dal fatto che nei traffici commerciali via mare si barattavano o acquistavano: grano, ambra, cavalli e schiavi. Questi ultimi erano ritenuti la merce più preziosa e importante. Una parte della lingua di terra del golfo era ancora visibile nel 1626 come riportato in un disegno di Francesco Mingucci che la ritrae e ne trascrive la denominazione di “Punta degli Schiavi” proprio in quell’anno. Anche nel 1715 nella mappa del Generale Marsili il golfo viene riprodotto nella sua mappa.