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La nascita del porto di Cattolica

Uno dei porti più importanti dell’Adriatico

La nascita della Cattolica medievale risale al 1271 ad opera degli abitanti fuggiaschi di Gabicce, Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, in fuga dalle persecuzioni e scorrerie ad opera dei pesaresi.

Tuttavia la grande trasformazione del borgo di Cattolica avviene nella metà del secolo XVI, dopo la dominazione malatestiana. Cattolica entrò a far parte del territorio riminise.

La spiaggia di Cattolica è caratterizzata da un ampio golfo che si distende tra la falesia di Gabicce, il promontorio di Focara e le foci dei fiumi Ventena e Conca. La rada era dunque un facile punto di approdo già in antichità, segnalato nelle carte nautiche già dal XIII, come punto di scalo e di imbarco di prodotti commerciali.

Lo scalo di Cattolica come quello di Bellaria era regolamentato dalla comunità riminese, che ne appaltava i dazi e le entrate e subappaltava le attività di pesca nel tratto di mare antistante la zona compresa tra il fiume Tavollo e il fiume Conca. Questo controllo da parte di Rimini delle attività marittime limitò di non poco lo sviluppo di un vero e proprio porto nel territorio cattolichino. Rimini infatti non intendeva perdere la sua posizione strategico politica e commerciale, rappresentata dal proprio porto in favore di un altro porto altrettanto strategico che sarebbe potuto diventare quello di Cattolica. Dopo tanti ostacoli a Cattolica si cominciò a parlare di porto vero e proprio a partire dal 1768. In quell’anno, Gabicce cedeva al comune di San Giovanni in Marignano la proprietà destra della metà della dell’alveo del torrente Tavollo, premessa indispensabile per la realizzazione del porto. Sul finire del XVIII l’attività della pesca stava mutando radicalmente, perdendo i connotati di pratica di sussistenza legata al vivere quotidiano per aprirsi verso un commercio più esteso, dovute soprattutto all’introduzione di tecniche di pesca d’altura rese possibili da imbarcazioni di nuova generazione (Tartanoni, Trabaccoli, Bragozzi) e nuove tecniche di conservazione del pesce (ghiacciai e conserve).

L’indebolimento dell’attività piratesca fino alla totale scomparsa di questa temibile attività legata al terrore e alle scorrerie,  che limitava lo sviluppo delle attività legate al mare, portò ad un fiorente espansione commerciale dovuta alla pesca e ai traffici marittimi, che ora non erano più pericolosi o minacciati dai pirati.

Il commercio ittico si espandeva  e garantiva pesce fresco, ormai stabilmente nei mercati dell’entroterra, dal Montefeltro, all’Umbria fino alla Toscana. L’attracco di Cattolica se pur di minor importanza rispetto ai porti di Pesaro e Rimini, era strategico per i rapporti commerciali della Romagna meridionale con l’Alto Adriatico e con le rotte verso Ravenna e Venezia. La prime istante da parte dei pescatori per la costruzione di un porto a Cattolica, risalgono al 1783, quando le 14 unità di pesca che componevano la nostra modesta flotta marina, lamentavano il fatto che gli sbarchi avvenivano con non pochi disagi sulla battigia o sulla spiaggia non avendo un porto pensato e progettato appositamente  a permettere tali sbarchi.

Il primo progetto del porto fu firmato dall’architetto fanese Giuseppe Fabri, poi ripreso Giuseppe Castagnola, ma in entrambi i casi il governo riminese avvallò il progetto ritenendo la spesa di realizzazione eccessiva.

Si riprese a considerare successivamente il fiume Tavollo come sede idonea al porto, luogo strategico e di confine con il castello di Gabicce, riparato dai venti di Levante, con scogliera sommersa.

Bisognerà aspettare in piena restaurazione, uno dei più noti scienziati dello Stato Pontificio, Maurizio Brighenti per riprendere il difficile cammino nella realizzazione dello scalo di Cattolica. Il suo primo piano di esecuzione dei lavori è del 1825 e contiene preziose osservazioni sul movimento marittimo di Cattolica, oltre che considerazioni sul moto ondoso e sul fenomeno del ripascimento della costa in corrispondenza dei moli. Questo studio costituirà il punto di svolta fondamentale da cui trarranno origine tutti i successivi interventi.

Fu il vescovo di Rimini a benedire la prima pietra del molo di Cattolica nel 1853. La flotta cattolichina era salita a 30 vele tra cui 22 d’altura e per importanza Cattolica era equiparata a Rimini e Chioggia. Il progetto si deve all’ingegnere Biagio Schiedi, che propose una diga al lato di levante del Tavollo. Le imprevedibili piene di quell’anno costrinsero Schiedi a rivedere le strutture ed avviare il progetto per la diga di ponente con il conseguente prolungamento delle palizzate.

Successivamente le palizzate verranno sostituite da strutture in muratura lungo il porto canale, che realizzarono a partire dal 1911 e agli anni `20 risalgono i lavori di prolungamento dei moli.

L’attuale darsena, realizzata sulla cosiddetta punta della valle venne invece realizzata nel 1934.

Sotto il faro di Cattolica, c’è una stupenda rosa dei venti e con sorpresa si scopre che il Nord non è dove ce lo aspettiamo.