La Riserva Naturale di Onferno
Le grotte, il castello e un paesaggio naturale unico nel territorio romagnolo
La Riserva Naturale Orientata di Onferno nasce grazie ad una legge regionale del 1991. Con l’aggettivo “Orientata” si intende un patrimonio naturale che necessita di vari interventi per essere riportato alle condizioni più naturali possibili, con caratteristiche tipiche dell’ecosistema di quell’area.
La Riserva di Onferno candidata a diventare patrimonio UNESCO, è oggi un vero patrimonio di diversità paesaggistica e di concentrazione di specie rare. In questa area protetta le attività dell’uomo sono compatibili con la conservazione degli ecosistemi, infatti la natura fiorisce e si riproduce in un ambiente naturale adatto, mentre l’uomo la protegge e la studia a fini scientifici e di divulgazione. Ogni anno nella Riserva di Onferno si contano una media di 15000 visitatori, che vengono sensibilizzati su tantissimi argomenti riguardanti il mondo naturale, floreale e faunistico, attraverso visite guidate al museo e al centro visite o attraverso escursioni sui sentieri naturali che si estendono dalla Località di Onferno fino alle pendici appenniniche.
L’edificio che ospita il centro visite si trova all’interno dell’antico complesso della pieve di San Colomba, presente già dall’undicesimo e secolo ed oggi completamente restaurata. La chiesa distrutta nel settembre del 1944 dai bombardamenti avvenuti durante l’ultimo conflitto mondiale, a seguito degli scontri avvenuti sulla linea Goitica, è oggi sede del Bookshop con interessanti volumi e pubblicazioni riguardanti l’entroterra, le grotte, la natura e tanto altro. Mentre al piano superiore, in quella che era un tempo la canonica o abitazione del parroco, si trova il museo con tantissime curiosità e informazioni sul regno animale e sulla importanza di certe specie di piante ed animali, che hanno un impatto fondamentale per la salute del pianeta e quindi anche della nostra.
Onferno frazione del comune di Gemmano, è una località che affascina per il suo silenzio, per la sua tranquillità e per il suo panorama che si estende per tutta la vallata, in cui può ammirare un paesaggio fatto di colline argillose e in parte coltivate facenti parte della Valle Del Conca. Salendo sull’imponente mole gessosa su cui si trova il piccolo borgo, conosciuto come “Castello di Onferno”, qui la vista è ancora più spettacolare: a destra si intravede la sommità dell’area carsica, vero “cuore” della riserva naturale, con inghiottiti e cavità nascoste dal bosco che ricopre il fianco nord dell’affioramento gessoso. Il complesso carsico è un rarissimo caso di carsismo nei gessi, presenti nel territorio regionale. Il gesso invece, che oggi costituisce l’affioramento di Onferno e dove poi si è scavata la famosa grotta, si è formato 5 milioni di anni fa, in un paesaggio di paludi costiere con un clima ed un popolamento biologico simile a quello di alcune zone africane attuali. Questo blocco gessoso su cui sorge il borgo si è formato in epoche antichissime per evaporazione dell’acqua marina, che cominciò a depositare strati di cristalli di gesso, tutt’ora ben visibili.
Sempre osservando lo spettacolare panorama dalla terrazza del borgo, all’orizzonte proprio di fronte a noi si notano le sagome delle tra torri di San Marino.Visibili a occhio nudo e affascinanti sono anche i caratteristici calanchi della Ripa della morte, che si stagliano all’orizzonte e si presentano come pareti verticali e disomogenee e in gran parte aride. Onferno è una località dell’entroterra unico per il suo paesaggio naturale dominato da calanchi e praterie. I calanchi che caratterizzano questa zona sono il risultato di un’intensa azione erosiva dell’acqua avvenuta nei secoli, sui suoli argillosi delle zone appenniniche.
Le ampie praterie sono invece il risultato di antichi disboscamenti che hanno eliminato l’originale copertura boschiva. Nelle attuali praterie crescono spontanee: graminacee selvatiche e colturali. I calanchi e le praterie formano, l’attuale paesaggio caratterizzato da zone aperte e ampi orizzonti. Quest’area naturale è una zona di caccia prediletta da numerosi uccelli rapaci, come: l’Albarella minore, l’Albarella reale, la Poiana e il Gheppio. ltro elemento naturale che compone il paesaggio, sono i cespuglietti, particolarmente estesi e radicati nella porzione sud-est della riserva e alla base dei calanchi. Le piante che li costituiscono sono: ginestra, biancospino e rosa canina. I questo ambiente di transizione tra il bosco e la prateria vivono numerose specie di uccelli e mammiferi, tra i quali gli uccelli dei cespuglietti: Occhiotto, Canapino, Sterpazzola…
I boschi invece confinati ai margini dall’azione dell’uomo, che ha sfruttato il terreno per le coltivazioni agricole, mantengono comunque tutt’ora un ruolo determinante per mantenere viva all’interno della riserva una elevata diversità biologica. Il bosco delle selva in modo particolare, oggi presenta in varie zone una struttura tendente all’alto fusto con Roverella, Carpino Nero e Orniello. Quest’area boschiva è considerata una tra le più interessanti e significative di tutta la fascia collinare romagnola. In questi boschi inoltre vivono e si riproducono, numerosi uccelli forestali e anche mammiferi come: la volpe, l’istrice, il tasso e la donnola.
In questi luoghi oggi circondati dalla natura e dalla pace non va dimenticato che si combatterono tra le più cruente battaglie della Seconda Guerra mondiale. Queste furono capaci di distruggere e cancellare attraverso i bombardamenti, gran parte del paese di Gemmano e arrecare gravi danni come si è detto, alla pieve e agli edifici del piccolo castello di Onferno. Il fatto che questo tragico evento abbia distrutto tracce di un passato andato ormai perduto, ha dato forza e la volontà ad alcune amministrazioni lungimiranti di valorizzare la parte paesaggistica, la parte naturale, che compone oggi quella che è oggi una riserva naturale tra le più belle dell’Emilia Romagna.
Una delle attrazioni naturali più conosciute e apprezzate della riserva, sono sicuramente le grotte di Onferno. Utilizzate fin da tempi remoti per trovare rifugio dalle intemperie e dai predatori, le grotte svolsero un ruolo analogo anche durante la guerra, infatti diversi sfollati rimasero rintanati per settimane al loro interno per ripararsi dai bombardamenti. E’ però dal Settecento che iniziano le prime esplorazioni a fini scientifici, utilizzando tecniche semplici, come: corde, pali, candele e altra attrezzatura pionieristica. La prima vera esplorazione scientifica è avvenuta nel 1916 ad opera di Ludovico Quarina (noto speleologo dell’epoca), che né disegnò la pianta misurando il tracciato principale di 368 metri ed un dislivello di 70 metri. Negli anni 60’ successive esplorazioni e nuovi rilievi portano alla scoperta di un tratto ancora più esteso: oltre i 700 metri. Nel percorso di visita oggi si possono ammirare numerose diramazioni laterali, residui calcarei, gallerie fossili su diversi piani, che mettono in luce in maniera evidente il fenomeno del carsimo. Durante il percorso si rimane affascinati, da vaste sale di crollo, simili a canyon modellati dallo scorrere millenario del fiume sotterraneo che li ha modellati, scolpendo le pareti e le volte rocciose con forme particolari e concrezioni (incrostazioni minerali). La grotta è in comunicazione con l’esterno, attraverso le uscite superiori ed inferiori, ma anche con pozzi, cavità attraverso le quali penetrano le acque meteoriche che confluiscono nel mondo argilloso sotterraneo. Nelle grotte di Onferno vive una vera e propria colonia di animali notturni: i Chirotteri. Questi pipistrelli di circa 15 grammi formano una colonia di quasi 4000 esemplari, composta da sei specie: il Ronolofo Maggiore e Euriale, Il Rinolofo Minore, il Miniottero, il Vespertilio Maggiore e il Vespertilion di Monticelli. Questi affascinati cacciatori notturni, nella loro evoluzione hanno occupato la nicchia ecologica lasciata libera dagli uccelli, che sono quasi tutti diurni. Sono quindi animali “regolatori” di ecosistemi, infatti si nutrono di specie ritenute nocive e fastidiose, come: zanzare, pappataci, falene, coleotteri. Se si pensa che un solo pipistrello deve cacciare almeno 2000 zanzare per sentirsi sazio, questo deve farci pensare e ragionare sul fatto che spesso la natura si autoregola, senza bisogno di pesticidi o prodotti chimici dannosi a noi e all’ambiente.