2
0

La spiaggia prima dell’avvento del turismo

Nascita e mutamenti della spiaggia

Dai primi del 900’ tanti aspetti sono cambiati sulla costa romagnola, che è mutata senza sosta per più di un secolo per diventare quella che conosciamo oggi. Era uno spazio marino naturale, non coltivabile, inospitale, selvaggio e non sicuro. Interessava le popolazioni soltanto per povere attività di pastorizia, per la raccolta di qualche piccolo pesce o mollusco riversato sulle rive dopo le tempeste, per la raccolta delle vongole nei bassi fondali o per la raccolta di legname proveniente dai tronchi o rari relitti trasportati dalle onde del mare. Questo ambiente inospitale con il passare dei secoli e varie trasformazioni ambientali,  divenne improvvisamente una risorsa incredibile e totalmente nuova: una interminabile città balneare, con spiagge e alberghi sbocciati lungo tutta la costa.

Facendo un passo indietro di mille anni, la spiaggia olocenica si sviluppa principalmente per regressione graduale del mare avvenuta nei secoli. A partire dal Quattrocento questo fenomeno accelera in maniera esponenziale portando ad un rapido ampliamento dell’arenile. Il mare che si ritira lascia dietro di sé un suolo sabbioso ancora diverso da quello che oggi conosciamo. Questo è caratterizzato da lagune (Comacchio, Venezia), banchi di sabbia, pantani, zone paludose e vegetazione cresciuta spontaneamente, come ad esempio canneti, pinete, vegetazione psammofila che generano splendide fioriture rosa in primavera. Alcune di queste piante, sono tutt’ora raramente presenti ad esempio nella zona di pertinenza dell’Acquario “le Navi” di Cattolica o anche nelle colonie riccionesi o riminesi. Tra queste si possono trovare ancora:  la silene colorata, lo zigolo delle spiagge (Cyperus capitatus), le spighe ovattate del piumino (Lagurus ovatus), i piccoli fiori gialli della medica marina (Medicago marina) e della medica litotale (Medicago litoralis), la vedovina delle spiagge (Scabiosa argentea), il finocchio litorale (Echinophora spinosa)… Queste piante adiacenti a queste zone coloniali abbandonate o che hanno cambiato destinazione d’uso, rappresentano una testimonianza unica per quanto riguarda la flora delle sabbie retrodunali. Insomma in queste terre desolate e sabbiose, mosse continuamente dall’azione dei venti salmastri, in cui vi erano lunghi periodi di siccità, l’unica vegetazione resistente ed in grado di sopravvivere a queste condizioni ambientali difficili, era rappresentata da questo tipo di flora. Le spiagge che di anno in anno emergevano, furono concesse nel 1509 in proprietà alla municipalità di Rimini da parte di Papa Giulio II e all’epoca avevano scarso valore.

Significativo fu l’arco temporale che va dal 1500 al 1800,in cui la costa emerse di 500 metri ed innescherà un fenomeno che si protrarrà fino al Novecento, per altri 300 metri circa. Questi fondali marini emersi fino alla fine del Settecento, erano vere e proprie terre di confine, inospitali, frontiere pericolose ancora soggette alle scorrerie piratesche. A partire dai primi dell’Ottocento, queste terre dimenticate da Dio, subiscono una vera e propria rivalutazione e cominciano ad acquistare valore e interesse. Significativi in questo senso, sono gli importanti cambiamenti culturali e sociali avvenuti in Europa in quel periodo, che aprono a nuove prospettive economiche. Quest’area,  che divide il mare dalla terra, inospitale, poco salubre e percepita come pericolosa, diviene improvvisamente appetibile e fonte di nuove prospettive economiche, rappresentate dai “bagni di mare”, che ora cominciano ad assumere proprietà benefiche e curative. La sabbia diviene fine e soffice, piacevole al tatto, il mare infestato dai pirati, diviene un posto dai invitante e sicuro in cui immergersi in totale tranquillità e benessere. Da Cattolica in su, i fiumi che sfociano in mare, creano degli slarghi alluvionali in cui trovano espansione importanti centri urbani costieri e le spiagge diventano sempre più ampie e continue lungo tutta la costa.