L’esperienza dei Paròn
La gente di mare conosceva e capiva il mare guardandolo e sentendone l’odore
I vecchi marinai di un tempo erano quasi analfabeti, ma avevano la forza dell’esperienza e un’intelligenza, che gli permetteva di sopperire alle carenze a livello di conoscenza teorica. Malgrado non avessero a bordo nessuna tecnologia, attraverso l’utilizzo dello scandaglio a mano e la bussola, che non sempre veniva utilizzata, riuscivano a orientarsi guardando le stelle e sentendo sulla propria pelle il vento. A seconda se fosse umido o secco riuscivano a prevedere gli eventi metereologici. In inverno si navigava a vela sempre verso Nord, in modo da restare sopravento e quando si pescava si cercava di raggiungere in fretta la posizione ideale in modo da trovarsi nella condizione migliore per il rientro sospinti dalla vela in porto. Il rischio era quello di scarocciare sottovento e andare a finire in direzione di Pesaro o Fano e non Cattolica. Quando il vento si calmava occorreva gettare un’ancoretta per fermare la barca e non essere sospinti indietro dalla corrente. Senza vento si poteva rimanere in mare anche per due o tre giorni fermi. In alcune giornate si rimaneva bloccati in mare e si poteva essere assaliti da banchi di nebbia che oscuravano l’orizzonte e la vista. In mezzo a quella nebbia però i Paròn esperti (capitani) riuscivano e sentire e in qualche modo a vedere le altre barche in mezzo al mare che pescavano in coppia ad una certa distanza e riuscivano a distinguere e chiamare per nome anche i componenti dell’equipaggio delle altre barche nascoste dalla nebbia. Navigando senza bussola e stringendo la bolina a fatica si rientrava poi in porto con la prua nella direzione dell’imboccatura.
Caronte il traghettatore del porto
Figure leggendarie, quelle dei traghettatori del porto canale tra Cattolica e Gabicce. Per modesti compensi trasportavano con una lancia a remi lunga circa sette metri, le persone da un sponda all’altra del porto. I remi poi furono sostituiti da una corda che andava da una banchina all’altra. I pescatori con un grande cappello di paglia (soprattutto in estate) non pagavano il breve viaggio di attraversamento del canale ma in cambio lasciavano del pesce fresco a Caronte. Questi marinai rudi e all’apparenza scontrosi, non disdegnavano la battuta e lo scherzo.
Oggi Caronte è stato sostituito da una speciale barca a motore che per pochi centesimi porta le persone da Cattolica a Gabicce e viceversa.
Le velaie
La confezionatura delle vele, per le barche da pesca e da trasporto in passato e per le barche da diporto oggi hanno rappresentato per Cattolica nel corso di più di un secolo attraverso una logica rigorosa di successione ereditaria un importante pezzo del mosaico che costituisce il tessuto delle attività indotte legate all’ambiente marino. Questa attività svolta principalmente dalle donne faceva parte della tradizione e del prestigio di Cattolica, l’artigianalità e la professionalità di queste sarte del mare, non conosceva rivalità o concorrenza. Le commesse e le richieste di vele arrivavano da tutte le parti d’Italia e a quel tempo le velaie erano delle vere e proprie istituzioni per cattolica che ne faceva un vanto e un orgoglio.