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Uno dei più grandi ceramisti romagnoli e d’italia

Gio Urbinati

Marco e l'artista Gio Urbinati

Marco e l’artista Gio Urbinati

Giovanni Urbinati in arte Gio Urbinati, è nato a Rimini nel 1946, ed è considerato uno tra i ceramisti più sensibili e noti del panorama artistico italiano.

Ieri ho avuto la possibilità di andare a trovarlo nel suo laboratorio di Rimini e per quasi due ore, che sono volate in sua compagnia, mi ha raccontato aneddoti della sua vita artistica, le sue collaborazioni e mi ha mostrato le sue opere. Gio trascorre l’infanzia sulle colline di Rimini, accudito dai nonni ed è proprio in quegli anni che probabilmente nasce in lui la passione di plasmare l’argilla. Infatti da bambino trova una pozza scavata da una bomba e per ore rimane a plasmare forme con la terra e il fango nei pressi di questa buca.

Sono passati tanti anni dal suo esordio nell’atelier riminese di Carla Birolli nel 1965, ed oggi chiunque ha la possibilità di visitare il suo attuale atelier, può ripercorre tutta la sua lunga carriera, attraverso le sue opere, le sue collezione ed esposizioni, che sono tutt’ora attuali, affascinanti e permettono in qualche modo di smuovere i pensieri ad ogni visitatore. Quello, che rende sicuramente affascinate la visita dell’atelier è la presenza di Giò, un artista caratterizzato da un’umiltà d’animo unica, capace di mostrare le sue idee e il processo creativo delle sue opere con passione e semplicità, quasi come se si trattasse di opere o oggetti alla portata di tutti. Quando invece in ogni sua opera c’è una visione artistica, ogni suo capolavoro è frutto di un suo processo emotivo, creativo e di ricerca, che va di pari passo con un talento innato che pochi hanno e che Giò invece possiede e riesce a trasferire in oggetto o opere d’arte.

La sua bottega aperta all’età di 23 anni, nel 1969 a Rimini, oggi può essere considerato un atelier, un museo o un’esposizione permanente della sua vita artistica e della sua immensa produzione artistica. In questo spazio regna un “disordine organizzato” in cui ci si può stupire, meravigliare e affascinare dal quantitativo di idee e realizzazioni che Giò nell’arco della sua carriera è riuscito a pensare e concepire, partendo da semplice argilla, fino ad arrivare all’oggetto finale che attraverso forme e colori è capace di emozionare ed esprimere tanti concetti. Entrare nella sua bottega è come entrare nel laboratorio di un inventore, si è circondati da scaffali, tavoli in cui sono presenti sperimentazioni, sculture, smalti, cotture di ogni genere.  E’ bello e coinvolgente ascoltare Giò nel racconto delle sculture architettoniche, che hanno lasciato un segno nel paesaggio dell’entroterra montefeltrano, tra le quali: Il mare, Il giardino pietrificato, l’arco delle favole e l’orto dei frutti dimenticati a Pennabilli… Molte delle sue opere sono disseminate su tutto il territorio romagnolo: San Marino, Rimini, Valmarecchia, Budrio, Bagnacavallo e all’attivo ha anche tante mostre personali, collettive, concorsi a livello nazionale e non solo, in cui la ceramica prende assume le più variegate forme, capaci di esprimere concetti e comunicare emozioni.

La lunga carriera di Giò è fatta di tanto lavoro, modellando la materia da tramutare in arte, ma anche di frequentazioni di persone, di musei, alla continua ricerca di qualcosa che gli dia entusiasmo e stimoli la creatività e l’idea. Un aneddoto interessante, che mi ha colpito durante il nostro incontro è stato il suo racconto sulle formiche, sul loro comportamento organizzato, il loro movimento che segue tante strade, camminano avanti ed indietro senza mai toccarsi, instancabili e inarrestabili. Quest’attenzione e interesse per il mondo di questi piccoli esseri, Giò lo ha poi tradotto in un’opera d’arte composta da formiche realizzate intrecciando un filo metallico e una base di ceramica sopra il quale sono fissate le formiche. In un mondo frenetico, pieno di imput e distrazioni legate ai vari schermi e alla frenesia della città, essere attirati da questi esseri minuscoli e silenziosi denota un sensibilità non comune, tipica degli artisti che vedono il mondo nella loro semplicità e bellezza senza essere influenzati o distratti dal frastuono del mondo.

Durante il nostro incontro Gio menziona alcune persone che hanno fatto parte della sua crescita artistica, tra le quali: Carla Birolli, in cui ebbe l’occasione di affacciarsi nel mondo del lavoro legato alla ceramica, Cesare Filippi pittore e incisore , il pittore Benito Balducci, la pittrice e ceramista Rosetta Tamburini suoi maestri e successivamente amici  e quasi trecento allievi.

Nel 1988 Giò, incontra per la prima volta Tonino Guerra. Guerra ancor prima di conoscere Gio come persona, lo aveva conosciuto attraverso le sue opere, infatti un collezionista di Santarcangelo aveva comprato alcune sue opere e le aveva portate nella propria abitazione. Il caso ha voluto, che un giorno Tonino Guerra, invitato dal collezionista per un pranzo a casa propria, fu colpito dalle opere di Giò Urbinati e per questo motivo volle conoscerlo personalmente. Inizierà una collaborazione che durerà per qualche anno. Dal primo scambio di idee nascerà la mostra “ la cattedrale va a dormire al mare”, successivamente “Il Giardino pietrificato”, “L’arco delle favole per gli occhi dell’infanzia” e tante altre opere. Nel 1993, Gio decise di mettere insieme vari frammenti o “scarti” scaturiti in quegli anni di lavori e sperimentazioni e ricomporli in nuove opere, che faranno parte della mostra “Frammenti”. Nel 2012 muore il suo amico Tonino Guerra e Gio né è addolorato. Un paio di anni dopo, leggendo una poesia dell’amico defunto dedicata ad una farfalla, nasce nell’artista riminese l’idea di dedicargli un’opera in suo ricordo. Quest’opera consisteva in realizzare duemila farfalle con al centro un ritratto di Tonino. L’idea però non decolla subito, in quanto in Giò nascono alcuni dubbi, che verranno però chiariti da un segno del destino, che gli farà capire, che invece questa idea deve essere realizzata. Un giorno mentre Gio è intento a pensare a come realizzare l’opera, nel frattempo tiene tra le mani un campione in terra cotta di una delle farfalle, che accidentalmente, gli cade a terra. Convinto che sarebbe andata in mille pezzi, si china a raccoglierla ed è perfettamente intatta. L’opera è da fare e si farà. Le due mila farfalle sono tutt’ora esposte all’ambulatorio Nuova Ricerca di Rimini, che l’acquistarono. Altro aneddoto recente ed incredibile riguarda lo stadio del Rimini. Il 26 agosto 2022 allo stadio Romeo Neri, alla presenza del sindaco, dell’assessore allo sport, della società Rimini Football Club e dei tifosi biancorossi, viene ritirato il seggiolino I 67 della tribuna centrale occupato da un’anziana e storica tifosa biancorossa Santina Pari. Al posto del seggiolino viene inserita un’opera a cura di Giò Urbinati. L’opera rappresenta la stilizzazione di una farfalla e insieme un quadrifoglio. Sotto alla seduta, sempre in ceramica, una piccola targa con il motto di Santina Pari: ‘Il mio Rimini e niente più'”.

Quello che mi ha colpito dall’incontro è il fatto, che In quasi Sessant’anni di attività e riconoscimenti, Gio, non si senta ancora appagato o stanco mentalmente. Tutt’ora ha lo sguardo orientato verso nuovi orizzonti e nuovi progetti, con una vivacità creativa che spazia dall’attualità all’antico, intercettando fragilità dell’essere umano, bellezze della natura, eventi tragici o magnifici, che lui tramuta in opere ceramiche uniche e geniali.

Il nuovo progetto riguarda l’archeologia contemporanea, ispirata ai pozzi da butto (A partire dal Medioevo, nell’Alto Lazio e nella media valle del Tevere, si diffuse l’uso di gettare le immondizie domestiche in cavità ricavate nel tufo o nel calcare) per creare dei vasi da butto, cassetti con scarti e pezzi di ceramica fino agli anni 90’.

 

ALCUNE MOSTRE PERSONALI:

2002 Il collier di Circe                                               GALLERIA DELL’IMMAGINE, RIMINI

2002 Angelomio                                                        PIEVE, VERUCCHIO (RN)

2003 Suggerimenti (collettiva)                               MAGAZZINI DEL SALE, CERVIA (RA)

2004 Z’arts                                                                 ZIGUINCOR, SENEGAL

2004 Ossidi                                                                BIAGETTI ARREDAMENTI, SANTARCANGELO DI ROMAGNA (RN)

2004 Labirinto di ciotole                                         SPAZIO BIANCO DI VIA COSTA ALDA, RIMINI

2005 Culidivasoplaccheterzofuococeramiche     GALLERIA RM12, RIMINI

2005 Il ritorno di Ulisse                                           PALAZZO PODESTA’, RIMINI

2006 Teatrini                                                            GALLERIA “SPAZIO BIANCO”, RIMINI

2007 Il verme e le rose installazione ceramiche ROCK ISLAND, RIMINI

2007 Serata d’arte                                                   LOGGETTA DEL TRENTANOVE, FAENZA

2011 Centociotole e un vaso                                MUSEO DELLA CITTA’,RIMINI

2011 Nafta                                                               AZIENDA PETROLTECNICA, RIMINI

2013 Castelli di carta                                            MELTINGBOX, RIMINI